Corso Base L1 Sett/Ott 2014: seconda lezione


La macchina fotografica, l'esposimetro, tempi e diaframmi


Il corso entra nel vivo, con la seconda lezione interamente dedicata alla teoria, più qualche esercizio pratico. La macchina fotografica e le sue infinite potenzialità. Il tutto racchiuso in tre concetti fondamentali: scopriamoli.


Come in tutti i corsi la seconda lezione, quella dedicata alla tecnica, è la più ostica. Le facce, le espressioni smarrite dei nostri ragazzi, non sono differenti da quelle di chi li ha preceduti. E' normale, tranquillini! 
I concetti fondamentali della fotografia sono pochi, anzi, pochissimi. Il termine stesso "fotografia" ci svela il fattore principale, diremmo determinante, senza il quale nulla sarebbe possibile: la luce!
Ma i concetti fondamentali vanno ben "assorbiti" perché è da qui in poi che comincia il nostro percorso di apprendimento: è da qui che si comincia a capire perché la tecnica è importante ai fini del risultato. 
"Ci piace sempre sottolineare che un buon fotografo non deve essere necessariamente un mostro di tecnica, però la conoscenza delle nozioni base è indispensabile".

Torniamo alla luce.
Come funziona una macchina fotografica?

Il concetto base di ogni tipo di fotocamera è sempre lo stesso: la luce entra attraverso una lente (obiettivo), colpisce uno specchio (detto di ribaltamento) posto a 45° all'interno della macchina che la devia verso un altro specchio posto all'interno di un "box" detto pentaprismaQuesto, a sua volta, ci permette di vedere l'immagine corretta dal mirino. E' grazie a questo sistema di riflessioni se noi vediamo l'immagine al dritto e non capovolta, proprio come accade nel caso del foro stenopeico (visto nella prima lezione), oppure nel banco ottico da studio, che è sprovvisto di questa sistema di specchi.

Quindi, quando puntiamo verso un soggetto con la nostra macchina fotografica, stiamo vedendo un'immagine che arriva al nostro occhio attraverso una serie di specchi. Ma nel momento in cui facciamo click, cioè scattiamo, il primo specchio si alza e l'immagine, "trasportata" dalla luce, colpisce la pellicola, o il sensore, che si trova dietro di esso ed imprime la nostra fotografia. Questo grazie all'otturatore, posto dietro lo specchio di ribaltamento e davanti alla pellicola (o sensore), che al momento dello scatto si apre e permette alla luce di passare.

L'otturatore permette alla luce (attraverso l'obiettivo) di passare all'interno della macchina ed impressionare la pellicola o il sensore (nel digitale).

Gli elementi fondamentali che servono a determinare l'esposizione di una fotografia sono il diaframma e il tempo di posa.

Il diaframma è quello strumento che regola la quantità di luce che entra nella macchina fotografica attraverso l'obiettivo, ed impressiona la pellicola (o il sensore, nel caso del digitale), posta nella parte inferiore denominata dorso.



La scala dei diaframmi è composta dai seguenti valori indicati con f: f1; f1,4; f2; f2,8; f4; f5,6; f8; f11; f16; f22 (esistono obiettivi che hanno diaframmi fino a f64 che si utilizzano soprattutto nelle fotocamere di grosso formato come il Banco Ottico)
Più è piccolo il valore numerico (ad es 1) maggiore sarà l'apertura del diaframma; più è grande (ad es f 22) più il diaframma risulterà chiuso (quindi che lascia passare meno luce).

L'apertura del diaframma incide per diversi fattori sull'immagine fotografica; il principale è sicuramente la profondità di campo.

La profondità di campo è quello spazio che esiste davanti e dietro ad un soggetto a fuoco, che risulti completamente nitido.

Perché è importante la profondità di campo. L'esempio è chiarificatore.

diaframma tutto aperto

diaframma tutto chiuso


Osservando i due scatti ci si accorge subito che mentre nel primo scatto l'attenzione dell'osservatore, almeno ad un primo impatto, è concentrata sul soggetto B, l'unico a fuoco (cioè nitido), nella seconda foto tutta la scena e i soggetti, A, B e C sono perfettamente a fuoco e la visione è più globale; ma non per questo meno convincente.
Come agisce la PdC? maggiore è l'apertura del diaframma (nel primo caso il diaframma era tutto aperto), minore sarà la PdC; al contrario, chiudendo il diaframma al massimo (foto due), lo spazio davanti (per 1/3) e dietro (per 2/3) ad un soggetto a fuoco, aumenterà in rapporto al valore di diaframma facendo risultare l'intera scena fotografata completamente a fuoco.

Questo è molto importante quando si vuole dare un imprinting all'immagine. 
"E' compito del fotografo quello di catturare l'attenzione dell'osservatore, evidenziando quegli angoli dell'immagine che "meritano" di essere guardati con maggiore interesse".

Oltre al diaframma, ad incidere sulla profondità di campo sono anche gli obiettivi (che affronteremo in una lezione ad hoc).  Qui ci limitiamo a dire che la profondità di campo sarà maggiore con obiettivi grandangolari mentre sarà molto ridotta con obiettivi di tipo tele o medio-tele.

Detto del diaframma, parliamo del secondo elemento, il tempo di posa:

Il tempo di posa è la durata in cui l'otturatore resterà aperto per far passare la luce che impressionerà la pellicola o il sensore della macchina fotografica.



I tempi di posa, quindi, rappresentano la velocità dell'otturatore. Anch'essi sono riconoscibili attraverso una scala di valori:
1s, 2s, 4s, 1/4 di secondo, 1/8 di secondo, 1/15ds, 1/30ds, 1/60ds, 1/125ds, 1/250ds, 1/500ds, 1/1000ds (questi sono i valori standard della maggior parte delle macchine fotografiche)

Esiste una funzione supplementare detta posa B: impostando il cursore dei tempi sulla posizione B, al momento dello scatto, l'otturatore resterà aperto per tutta la durata in cui il pulsante di scatto resterà premuto. Al rilascio del pulsante di scatto, l'otturatore si chiuderà (l'utilizzo di questa funzione implica necessariamente l'uso di un cavalletto).

A seconda della velocità dell'otturatore, possiamo determinare un differente risultato sull'immagine. Guardiamo le tre foto in esempio, scattate quasi in sequenza.



Nel primo scatto il tempo di posa, cioè la velocità dell'otturatore, è molto breve, 1/500 di secondo. Un lampo! questo ha permesso al fotografo di bloccare o "congelare" tutta la scena. I piccioni che spiccano il volo vengono immortalati nel loro movimento. L'istante stesso si ferma come sospeso nel tempo.
Un tempo di esposizione molto veloce ci permette di bloccare o congelare i soggetti in movimento.
Nella foto centrale il tempo di posa utilizzato è di 1/100 di secondo. Si nota subito che gli stessi piccioni appaiono più indefiniti; le ali si vedono appena; il mosso prodotto da un tempo di posa più lungo ha accentuato il senso di movimento del volo. La foto cambia aspetto e anche la sensazione che trasmette.
Un tempo di posa più breve ci permette di dare il senso del movimento accentuando l'effetto di mosso.
Nel terzo ed ultimo scatto cosa è successo? Il tempo di posa molto lungo (1/5 di secondo) ha fatto si che i piccioni scomparissero letteralmente dalla scena (l'unico ancora visibile è quello che è riuscito a star fermo, quasi immobile).

In conclusione, più il tempo di posa è breve (veloce), più i soggetti in movimento risulteranno nitidi, bloccati. Più il tempo sarà lungo, maggiormente si accentuerà l'effetto di mosso, fino al punto di vedere scomparire i soggetti che si muovono.

Ma la foto come nasce?
Il diaframma e il tempo di posa insieme (con un altro elemento quale la sensibilità della pellicola o del sensore), determinano la giusta quantità di luce necessaria per realizzare una corretta esposizione e di conseguenza una buona fotografia: almeno sotto l'aspetto puramente tecnico.


Questo binomio è conosciuto come: coppia tempo/diaframma (EV)

La coppia tempo/diaframma, detta anche EV ( valore esposimetrico),  ci permette di calcolare la corretta esposizione, cioè la giusta quantità di luce necessaria a far si che la nostra foto sia perfetta sotto l'aspetto della luminosità e del colore.




Per calcolare la corretta coppia tempo/diaframma (EV), la fotocamera dispone di un esposimetro che ci permette di misurare la luce (il suo valore) e il suo corrispettivo tradotto in tempo di posa e diaframma. 

L'esposimetro è quello strumento che ci permette di misurare la luce presente nella scena da fotografare.

Quando l'ago posto all'interno della nostra macchina fotografica ci indica il centro della scala dell'esposimetro, allora abbiamo luce verde per fotografare.
"Ma attenzione, le regole esistono per essere infrante, quindi guardate l'esposimetro e sbagliate di gusto!"


Sull'esposimetro dobbiamo ancora parlare molto, ma direi che per oggi possiamo fermarci qua.

Per concludere in bellezza la lezione abbiamo dedicato alcuni minuti ad una tecnica di scatto a noi molto cara: il Light Brush. L'utilizzo della posa B è stato certamente propedeutico alla lezione.



Bene, per i nostri ragazzi è giunto il momento dei "compiti da fare a casa": esercizi su profondità di campo, effetto mosso o congelato e light brush.
Lunedì prossimo vedremo i primi progressi... si spera!










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