Corso Base L1 Gen/Mar 2014: seconda lezione



Tempi di posa, diaframma, profondità di campo


Con la seconda lezione il corso base L1 Gen/Mar 2014 entra nel vivo con la parte dedicata ai concetti fondamentali. Un passaggio importante in cui i ragazzi cominciano a capire come la macchina fotografica "reagisce" in funzione delle scelte che, a seconda dei casi, il fotografo è costretto a fare.
Una lezione teorica accompagnata da prove di scatto in studio: vediamo come è andata.


Il corso entra nel vivo con la parte dedicata alla tecnica di base: i concetti fondamentali senza i quali è praticamente impossibile (i colpi di fortuna non sono contemplati) poter realizzare una buona fotografia.
E allora cominciamo dall'inizio, cioè dalle impostazioni principali sulla nostra macchina fotografica che rappresentano il primo passo da fare quando vogliamo fotografare.

Lasciando momentaneamente da parte la scelta degli obiettivi che affronteremo in maniera approfondita nella prossima lezione, dopo aver impostato la macchina fotografica in modalità di scatto manuale (M), il primo passo è quello di impostare la sensibilità (ISO/ASA) sulla nostra macchina fotografica.
Come per la pellicola, anche nel digitale la sensibilità è fondamentale per poter determinare la giusta coppia tempo/diaframma. Ma cos'è la coppia tempo/diaframma?


La coppia tempo/diaframma, detta anche EV ( valore esposimetrico),  ci permette di calcolare la corretta esposizione, cioè la giusta quantità di luce necessaria a far si che la nostra foto sia perfetta sotto l'aspetto della luminosità e del colore.


Per poter calcolare questo valore abbiamo bisogno di uno strumento che si trova all'interno di ogni macchina fotografica di ultima generazione: l'esposimetro.

L'esposimetro è quello strumento che ci permette di misurare la luce presente nella scena da fotografare.

L'esposimetro può essere interno (allocato dentro la fotocamera) oppure esterno, di solito usato in studio, ma non solo.
Si può utilizzare in modalità differenti: si dice lettura esposimetrica spot quando la zona misurata è concentrata in un punto ben definito (ad es il viso di un soggetto).
La lettura esposimetrica media utilizza tutto il campo inquadrato senza tenere conto delle differenze di luce che possono esistere tra una zona molto illuminata e una zona d'ombra.
La lettura esposimetrica a prevalenza centrale (semispot) concentra la misurazione in due zone: una centrale e un'altra per il resto dell'inquadratura. La lettura prevalente è comunque quella centrale.
Le moderne macchine fotografiche, sempre più avanzate, hanno introdotto altri sistemi di lettura esposimetrica, ma per il momento ci soffermeremo a questi tre tipi.
Queste letture, a seconda dei casi, ci permettono di calcolare in maniera molto precisa la quantità di luce necessaria che serve per esporre il nostro sensore o la nostra pellicola.
Utilizzando la macchina in modalità Manuale, grazie all'esposimetro noi possiamo calcolare la giusta coppia tempo/diaframma e scegliere, di conseguenza, se privilegiare la profondità di campo (ad es per evidenziare un soggetto in primo piano, o viceversa), piuttosto che il tempo di posa

Detto questo è doveroso fare un piccolo passo indietro per capire cosa sono gli elementi che caratterizzano la coppia tempo/diaframma, appunto i tempi di posa e i diaframmi.

Il diaframma è quello strumento che regola la quantità di luce che entra nella macchina fotografica attraverso l'obiettivo, ed impressiona la pellicola (o il sensore, nel caso del digitale), posta nella parte inferiore denominata dorso.


La scala dei diaframmi è composta dai seguenti valori indicati con f: f1; f1,4; f2; f2,8; f4; f5,6; f8; f11; f16; f22 (esistono obiettivi che hanno diaframmi fino a f64 che si utilizzano soprattutto nelle fotocamere di grosso formato come il Banco Ottico)
Più è piccolo il valore numerico (ad es 1) maggiore sarà l'apertura del diaframma; più è grande (ad es f 22) più il diaframma risulterà chiuso (quindi che lascia passare meno luce).

L'apertura del diaframma incide per diversi fattori sull'immagine fotografica; il principale è sicuramente la profondità di campo.

La profondità di campo è quello spazio che esiste davanti e dietro ad un soggetto a fuoco, che risulti completamente nitido.


Come in tutte le nostre lezioni, l'esempio pratico attraverso degli scatti realizzati in studio chiarisce meglio il concetto sulla profondità di campo.
Nelle due foto si può infatti notare come sia differente il livello di sfocatura a seconda del diaframma utilizzato: nell'immagine con diaframma più aperto (f4) i soggetti in secondo e terzo piano sono ridotti a semplici macchie di colore mentre nello scatto con diaframma più chiuso (f16) sono più definiti (anche se ancora sfocati).
diaframma f 4

diaframma f 16











Nel nostro esercizio l'effetto è ancor più accentuato dal fatto che abbiamo volutamente modificato il campo di inquadratura utilizzando un ottica differente: un obiettivo normale nella prima foto, un tele-obiettivo nella seconda. Questo perché oltre al diaframma anche il tipo di obiettivo incide in maniera determinante sulla resa della profondità di campo che sarà maggiore con un grandangolo, minore con un tele
Anche in questo caso approfondiremo meglio nella prossima lezione dedicata proprio agli obiettivi.

In conclusione possiamo affermare che più il diaframma sarà chiuso, maggiore sarà la profondità di campo.
E' un aspetto fondamentale perché è da tale scelta che si può determinare il risultato di una foto.
Pensate di dover realizzare una fotografia di gruppo dove le persone sono 
disposte su tre o più file (quindi con tre o più distanze diverse dall'obiettivo). Naturalmente tutte le persone della foto devono essere nitide e perfettamente a fuoco.
La profondità di campo ci viene in aiuto.
Oppure vogliamo evidenziare una fila piuttosto che un'altra. Anche in questo caso è la profondità di campo che ci permette di agire di conseguenza.

Oltre al diaframma esiste il tempo di posa (insieme, lo ricordiamo, formano la coppia EV):

Il tempo di posa è la durata in cui l'otturatore resterà aperto per far passare la luce che impressionerà la pellicola o il sensore della macchina fotografica.

Anche i tempi di posa, come per il diaframma, sono riconoscibili attraverso una scala di valori che rappresentano la velocità di scatto dell'otturatore:
1s, 2s, 4s, 1/4 di secondo, 1/8 di secondo, 1/15ds, 1/30ds, 1/60ds, 1/125ds, 1/250ds, 1/500ds, 1/1000ds (questi sono i valori standard della maggior parte delle macchine fotografiche)

Esiste una funzione supplementare detta posa B: impostando il cursore dei tempi sulla posizione B, al momento dello scatto, l'otturatore resterà aperto per tutta la durata in cui il pulsante di scatto resterà premuto. Al rilascio del pulsante di scatto, l'otturatore si chiuderà (l'utilizzo di questa funzione implica necessariamente l'uso di un cavalletto).

A seconda del tempo di posa impostato sulla nostra macchina fotografica, si può ottenere un differente risultato. L'esercizio in sala posa chiarisce l'arcano.

tempo di posa 1/125 di secondo 


Nella prima foto abbiamo lanciato una macchina a velocità pazzesca (suvvia, un po' di immaginazione) immortalandola ad una velocità di otturatore (tempo di posa) di 1/125 di secondo.
E' evidente come la macchina sia perfettamente nitida, bloccata nel movimento (in gergo, congelata), quasi fosse ferma. Questo perché la velocità di scatto era talmente rapida da bloccare completamente il soggetto.


tempo di posa 1/8 di secondo
Nel secondo esercizio la macchina (sempre lanciata a velocità pazzesca) è stata fotografata con un tempo decisamente più lento: 1/8 di secondo. Infatti, come si può notare, il soggetto non è nitido come nel primo caso. I bordi sono indefiniti, in apparenza (ma solo in apparenza) sfocati. Questo perché con un tempo di posa molto lento il sensore (o la pellicola) non riesce a bloccare il soggetto che inevitabilmente risulterà essere mosso.

La scelta del tempo di posa (legata alla coppia EV) è importante a seconda del risultato che vogliamo ottenere (come per la profondità di campo).
Se è il senso di movimento che vogliamo rappresentare allora utilizzeremo un tempo lento; al contrario, se nella nostra foto cerchiamo la massima definizione, allora scatteremo con un tempo di posa molto veloce.
"Tutto è legato alle scelte del fotografo, unico e assoluto padrone (o regista) della scena da fotografare".



Nel parlare di tempi di posa abbiamo precedentemente accennato alla funzione posa B. Questa funzione può essere utilizzata per realizzare delle fotografie con una tecnica detta Light Brush (pennellare con la luce). Una tecnica molto creativa che può essere utilizzata sia con soggetti umani che con macchine lanciate a grossa velocità: a patto di trovarsi in un ambiente che possa essere oscurato completamente e di tanta pazienza (nel primo caso la pazienza è del modello/a, nel secondo del fotografo...)
A noi non mancano entrambi (ambiente oscurato e tanta pazienza) e questo è stato il risultato.











Bene, per oggi è tutto.
Al prossimo step: gli obiettivi fotografici.

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