Corso Base Ott/Dic 2013: terza lezione



Profondità di campo, mosso e congelato


Con la terza lezione del corso torniamo in sala posa per mettere in pratica i concetti base affrontati nella lezione precedente dedicata alla tecnica. Gli scatti che eseguiremo ci permetteranno di capire meglio cos'è la profondità di campo e come questa cambia a seconda del diaframma o del tipo di obiettivo utilizzato. La seconda parte della lezione sarà dedicata ai tempi di posa e a come ottenere un'immagine mossa oppure perfettamente "congelata". Finale a sorpresa...


E' venuto il momento di capire perché la profondità di campo sia così importante in fotografia e soprattutto, come questa cambia a seconda delle metodologie di scatto utilizzate. Come sempre la pratica ci aiuta a vedere in tempo reale le varie differenze e con i nostri ragazzi come modelli, i risultati sono stati eccellenti.

Facciamo un piccolo passo indietro, alla lezione precedente, in cui abbiamo affrontato il tema dei diaframmi e dei tempi di posa: con la combinazione di questi due elementi, per mezzo di un esposimetro capace di calcolare la giusta quantità di luce necessaria affinché la foto sia corretta, si otterrà la coppia tempo/diaframma o EV (Valore Esposimetrico)
Per mezzo del diaframma (ma non solo) possiamo stabilire la giusta profondità di campo che ci servirà al momento dello scatto: vediamo come.

Scatto eseguito con obiettivo 120mm a f 4

La profondità di campo è quello spazio che esiste davanti e dietro ad un soggetto a fuoco, che risulti completamente nitido.

Nella foto di fianco abbiamo deciso che il punto di messa a fuoco sia su Danilo (soggetto in primo piano). Utilizzando un obiettivo 120mm con un'apertura di diaframma a f4, possiamo notare come i soggetti in secondo piano, Geyang e Francesco, risultino completamente sfocati.
Se ne deduce che quando utilizziamo un diaframma molto aperto (in questo caso alla massima apertura per questo tipo di obiettivo), la profondità di campo è molto ridotta.
"La scelta può essere interessante se nel fotografare un gruppo di persone vogliamo "escludere" i soggetti in secondo piano, per permettere all'occhio dell'osservatore di concentrarsi sul soggetto a fuoco."

Scatto eseguito con un 120mm a f32
Nella seconda foto abbiamo chiuso il diaframma, portandolo a f 32 (la chiusura massima per questo obiettivo). Il fuoco è stato impostato sul secondo soggetto, Geyang, ma è evidente come anche Danilo sia molto nitido, quasi a fuoco, con il solo Francesco sfocato nello sfondo. Questo perché un diaframma molto chiuso aumenta notevolmente la profondità di campo, aumentando lo spazio maggiormente definito (a fuoco). "E' utile quando si fotografa un gruppo di persone che sono disposte in piani focali differenti (cioè, non in linea orizzontale rispetto alla macchina), e si vuole che tutti siano ben definiti e a fuoco."

In conclusione, minore sarà l'apertura di diaframma (più chiuso), maggiore sarà la profondità di campo; e viceversa.

Ma non è soltanto il diaframma ad incidere sulla profondità di campo.
Nell'esercizio successivo abbiamo cambiato obiettivo, montando sulla macchina fotografica un 40mm: un grandangolo.
Scatto eseguito con obiettivo 40mm f4
Tralasciando per il momento tutta la parte legata alla diversa prospettiva e al maggiore campo visivo di questo tipo di obiettivo, (argomenti che affronteremo nella prossima lezione), possiamo notare come la profondità di campo sia aumentata, a parità di diaframma (f4), rispetto alla foto precedente scattata con un 120mm.







Il campo visivo maggiore, tipico del grandangolo, permette di avere maggiore profondità di campo.
"Può essere importante se ci troviamo a fotografare un paesaggio e vogliamo che tutta la scena sia perfettamente a fuoco, da una distanza minima, fino all'infinito."
Ma l'uso del grandangolo permette anche di realizzare ritratti "suggestivi", sempre tenendo ben presente la prospettiva "falsata"...

Ma cosa succede se al posto di un grandangolo mettiamo un teleobiettivo sulla nostra macchina?

Scatto eseguito con obiettivo 200mm f4
Lo schiacciamento dei piani focali dovuto all'ingrandimento della "lente tele", fa si che la profondità di campo sia molto ridotta (più è "spinto" il tele, minore sarà la profondità di campo).
L'immagine in bn (scattata con un 200mm) chiarisce molto bene il concetto: Francesco (punto di fuoco) pur mantenendo la stessa posizione degli altri esercizi, risulta "più vicino", schiacciato agli altri soggetti che, sono molto sfocati. Il diaframma usato è sempre f4.

Anche con il tele, chiudendo il diaframma, otteniamo un aumento della nitidezza, ma in quantità molto più limitata rispetto agli altri obiettivi.

Viene da se l'importanza della profondità di campo, elemento fondamentale per la buona riuscita di una fotografia.

Scatto eseguito con obiettivo 200mm f8
"Capita spesso di fare delle fotografie che sono in qualche modo "disturbate" da elementi "estranei" all'immagine: e non sempre possiamo sceglierci il punto di inquadratura che più ci sembra perfetto. La profondità di campo, così come la scelta dell'obiettivo, risolve spesso il problema."






Esaurita la prima parte della lezione, ci accingiamo ad affrontare il secondo argomento: il tempo di posa.

Quante volte vi sarà capitato di fare delle fotografie in condizione di luce molto scarsa, in cui i soggetti ritratti siano venuti poco definiti o praticamente irriconoscibili.
Benvenuti nel club delle foto mosse! diciamolo, subito, chiaramente e a caratteri cubitali, NON SEMPRE UNA FOTO MOSSA E' NECESSARIAMENTE UN ERRORE! le gallerie fotografiche sono stracolme di immagini mosse, alcune meravigliose.
Ma come accade?
In apparenza è un concetto molto semplice: cosa dice la regola in neretto?

Il tempo di posa è la durata in cui l'otturatore resterà aperto per far passare la luce che impressionerà la pellicola o il sensore della macchina fotografica.

Quindi, maggiore sarà questo tempo, maggiori saranno le possibilità che il soggetto fotografato sia mosso: che è ben diverso dal concetto di sfocato, anche se a volte ci appaiono molto simili.
"Se vi troverete a fotografare una Ferrari ad un GP di Formula 1, beh vi troverete di fronte ad una scelta: foto bloccata,  (congelata) con la Ferrari perfettamente ferma e nitida, oppure foto mossa, che dia la sensazione del movimento (scia) all'occhio dell'osservatore?
E' una scelta soggettiva, ovviamente, ma sapere come i tempi di posa gestiscono il "senso di movimento dell'immagine", è molto importante.

Scatto eseguito con tempo di posa 1/800 s
Scatto eseguito con tempo di posa di 1 s














Nell'esercizio in sala posa abbiamo realizzato due scatti: nel primo scatto Enrico è stato ritratto con un tempo di posa molto breve, 1/800 di secondo. Risulta completamente fermo, immobile. La definizione del soggetto è al massimo. Nella seconda foto Enrico è praticamente scomparso. Il tempo di posa molto lento, 1 secondo, ha fatto si che il movimento non venga "registrato" dal sensore della macchina fotografica. Naturalmente si deve sempre tenere presente che aumentando il tempo di posa si deve compensare il valore esposimetro modificando l'apertura del diaframma (l'esposimetro ci da la coppia EV).
E' importante sapere che i tempi di posa incidono sulla "qualità" dell'immagine: "una foto mossa può essere una foto creativa, oppure semplicemente una foto mossa. Un tempo di posa di 1/50 di secondo nelle macchine digitali; di 1/15 di secondo in quelle in pellicola (con una buona mano ferma), sono i valori minimi sotto il quale senza l'utilizzo di un treppiede sarà difficile che la vostra foto non sia mossa: tenetelo presente."

Ora proveremo "a giocare"con il mosso e la luce, con una tecnica che ci aiuterà a scattare fotografie molto suggestive, con tempi di posa anche molto lunghi.

Danilo in LightBrush

Nel parlare di tempi di posa abbiamo dato molto risalto alla funzione POSA B, cioè la possibilità di scattare (aprire l'otturatore della nostra macchina fotografica) con un tempo di posa che viene scelto arbitrariamente dal fotografo che, per mezzo di un treppiede, può realizzare fotografie con tempi di posa molto lunghi; che possono essere anche di svariati minuti di esposizione. Questo per realizzare immagini notturne oppure per fare foto come quella che vedete rappresentata qui: Light Brush, "pennellare con la luce".

E necessario disporre di un ambiente che al momento dello scatto sia completamente buio.
Sistemata la fotocamera sul treppiede e fatta la messa a fuoco sul soggetto, si imposta il cursore dei tempi su B e ci si prepara allo scatto.
Si spegne la luce e si preme il pulsante di scatto (si consiglia l'uso di scatto flessibile) per un tempo indefinito che varia a seconda dell'effetto che si vuole ottenere. Il pulsante di scatto verrà rilasciato solo al momento in cui riteniate che la foto è corretta.
Durante il tempo di scatto si pennella il soggetto illuminandolo con una fonte luminosa diretta(va bene anche una lampadina), modulando a proprio piacere le sfumature dei chiaroscuri o gli effetti di luce che si vogliono ottenere. 
Maggiore sarà il tempo posa, maggiore sarà la luminosità dell'immagine, con la luce bianca a fare da dominante.

Bene, il prossimo step sarà interamente dedicato agli obiettivi "e... passata la paura", tutti pronti per la quarta lezione.

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